Gli Yak-40 "italiani"

Tra il 1970 e il 1990 operò nel nostro paese una piccola flotta di aerei sovietici Yakovlev Yak-40, piccoli trireattori costruiti tenendo conto delle diffici condizioni di operatività presenti in URSS. I velivoli erano stati progettati per poter essere utilizzati su piste corte e semipreparate e in collegamenti di corto e medio raggio garantivano collegamenti molto efficaci per una trentina di passeggeri. Molto versatili, avevano il punto debole nella "voracità" dei loro tre reattori Ivchenko AI-25. Rappresentarono uno dei pochi casi di utilizzo, in occidente, di aerei d'oltre cortina nel periodo della guerra fredda. Gran parte della mia carriera professionale è stata "vissuta" nel cokpit di questi velivoli ai quali, neanche a dirlo, sono particolarmente legata da ricordi indelebili.

In questa pagina abbiamo cercato di ricostruire la storia di questo piccolo gruppo di aerei che sono passati da una compagnia all'altra nel corso dei venti anni di servizio in Italia. Oltre ai miei ricordi, questo piccolo lavoro è stato reso possibile grazie agli amici dell'Aero Club di Firenze, Nicola Pedde (autore del bel libro Almanacco delle linee aeree italiane, GAN Editions) e alla paziente ricerca in rete di Stefano Sartini che ha anche curato l'allestimento finale. Infine desidero ringraziare gli autori delle foto per il permesso alla pubblicazione.

C.te Fiorenza de Bernardi

 

Nel 1966 sull'aeroporto di Firenze cominciava ad operare la compagnia Aertirrena. Con alcuni piccoli bimotori ha trasportato 16.000 passeggeri su alcune rotte stagionali, tra le quali Firenze-Elba e Firenze-Genova-Elba, e con servizi di aerotaxi. Fra il 1970 e il 1972 arrivarono tre piccoli trireattori sovietici YaK-40: furono il pagamento offerto ad un industriale fiorentino in cambio di una fornitura di macchinari per l'industria tessile in URSS. Nel 1971 Yakovlev incaricò la Compagnia di presentare il velivolo (I-JAKA) in estremo oriente e fino in Australia. L'intera presentazione fu organizzata da Fiorenza de Bernardi che, data la limitata autonomia dell'aereo, dovette prevedere una complessa operazione suddividendo il viaggio in numerose tappe.

Gli altri due Yak (I-JAKE e I-JAKI) per un certo periodo operarono per Olympic Airways. Uno di questi, operando sulle isole greche, ebbe un incidente in atterraggio. In quel periodo c'era carenza di personale e il nuovo comandante aveva solo l'esperienza di qualche atterraggio a Ciampino. L'aereo fu recuperato da Fiorenza stessa e riportato ad Atene.

Aertirrena sviluppò anche collegamenti di linea fra Firenze, Genova, Roma, Milano, Bologna e Albenga. Fu uno dei tentativi meglio riusciti di vettore nazionale e regionale di quegli anni che, tuttavia, operò in un mercato di forte monopolio e acerbo nei confronti delle potenzialità dell'iniziativa.Difficoltà finanziarie, indifferenze locali e condizioni precarie degli scali serviti portarono l'Aertirrena all'interruzione delle attività nel 1975.

Nello stesso anno la flotta degli Yak fu rilevata da una Compagnia, Air 70, che doveva rappresentare la continuazione di Aertirrena ma che rimase a livello di tentativo, senza riuscire a mettere in linea i velivoli.

Ancora nel 1975, un gruppo finanziario genovese rilevò la flotta creando la compagnia Avioligure. I due Yak-40 (I-JAKI e I-JAKE) volarono inizialmente da Firenze a Roma e Milano, poi a Torino e infine fu sperimentato anche un volo con Zurigo. Dopo un breve periodo I-JAKA fu invece ceduto ad Aeroflot (che ovviamente lo reimmatricolò con marche sovietiche). Successivamente passò alla società TechAviaService e, infine, fu acquistato da BAS con marche EW-87657 fino alla radiazione.

L'attività di Avioligure intanto procedeva bene: da un riempimento iniziale intorno al 50% si raggiunsero punte del 90% sulla linea per Milano, lasciando spesso i passeggeri a terra. Questi risultati e la previsione di nuove rotte indussero la compagnia a noleggiare un Fokker F.27 in Olanda (I-ALML). L'autorizzazione ad utilizzare il Fokker F.27 da Peretola, ritenuta scontata visto il precedente lungo utilizzo da parte dell'ATI, non arrivò mai. Il problema sembrava consistere nell'eccessiva vicinanza di via del Termine alla pista di volo. Per tale ostacolo fu installato un semaforo con tanto di sbarre mobili per fermare il traffico stradale durante i passaggi del Fokker, ma non entrò mai in funzione. Il 19 ottobre 1979, come quasi tutti i fine settimana, atterrò a Peretola un Fokker F.27 dell'aeronautica militare olandese con la Regina Beatrice d'Olanda. I dipendenti di Avioligure, estenuati dai ritardi che bloccavano a terra il loro aereo, inscenarono una manifestazione davanti all'aereo militare con tanto di striscioni e cartelli.

A tutto ciò si aggiunsero ritardi anche nel rinnovo delle autorizzazioni per lo Yak-40 e l'attività della compagnia fu bloccata completamente. Queste incredibili vicende si andarono ad aggiungere alle decennali carenze dello scalo, come le difficoltà nel rifornimento carburante, la precarietà dei servizi antincendio e la completa assenza di radioassistenze al volo, fino ad arrivare a ripetute chiusure per interferenze al radiofaro ed il deterioramento della pista in piena stagione estiva. La coraggiosa iniziativa di Avioligure non riuscì così a riprendersi da queste forzate battute d'arresto che la portarono al fallimento all'inizio del 1980. Dei due Yak-40 uno (I-JAKE) andò perso in un atterraggio finito lungo a Genova.

Nello stesso anno inziò ad operare da Linate la Compagnia CADABO che rilevò l'unico Yak rimasto (I-JAKI), affiancandogli molto più tardi una seconda macchina (I-JAKO), della serie EC (elettronica Collins, anche se denominato FG, sigla che, probabilmente, caratterizzava i velivoli immatricolati in Germania, Federal Germany) come i precedenti due. Questa compagnia terminò le operazioni nel 1986 trasformandosi in Alinord con basi a Linate e Ciampino che operò servizi charter e linea usando anche i due F-28 già in flotta a Cadabo. Le operazioni cessarono nel 1990. I-JAKO ritornò al Governo dell'Angola (dal quale era stato anche acquistato) ove rimase fino alla radiazione. I-JAKI terminò le operazioni con Alinord stessa.

I-JAKI nella livrea CADABO